Teologo Lorenzo Armanda
Il secondo parroco
Il teologo Lorenzo Armanda fu persona diversissima rispetto al teologo Bongioanni: è descritto come persona riservata, riflessiva, dai modi distinti e signorili.
A lui si adattano bene le parole con cui lo storico Aubert descrive i sacerdoti del tempo: cultura teologica e morale solida, senza ombre di dubbi o audace nella ricerca, stile di vita austero e un po' monastico, vita interiore sotto il segno della fedeltà alle pratiche religiose, breviario, confessione regolare, devota celebrazione quotidiana della Messa, amore per l'Eucaristia, per il sacro Cuore di Gesù e per Maria Santissima.
Lorenzo Armanda fa l'ingresso come parroco di Sant'Alfonso il 3 marzo 1904, a 45 anni. Si trova subito a dover fare i conti con i creditori, fino ad essere costretto a vendere il suo patrimonio familiare. Attraverso la diffusione di opuscoli religiosi, immagine sacre ed un famoso libro di barzellette cerca di ottenere altro denaro.
Nonostante queste difficoltà, il curato continua l'opera di abbellimento della chiesa, costruendo la tribuna ed un grandioso organo (più di 2000 canne).
Il problema più serio, tuttavia, non è nell'edificio: la comunità doveva essere organizzata. La popolazione in poco tempo era raddoppiata (7.500 persone); i ragazzi e le ragazze necessitavano di catechismo e assistenza. La Provvidenza mette sulla strada di don Armanda la famiglia Caneparo che compra una parte di terreno su cui costruisce, a sue spese, le prime strutture dell'oratorio femminile.
Con don Cavallo, allora vice-parroco, e con altri sacerdoti, don Armanda opera per dotare la parrocchia di tutte le strutture tradizionali che favorivano la partecipazione dei laici di quell'epoca.
Il peggioramento delle condizioni di vita durante la prima guerra mondiale accrebbe le tensioni fino al punto che a Torino si arrivò alla tragica rivolta del 1917. La guerra aumentava la miseria e accresceva il numero di orfani. Tutto ciò favorì lo sviluppo della propaganda socialista. Fu in questa situazione delicata che a Torino scoppiò, in seguito alla ripetuta mancanza di pane, una tragica rivolta durante la quale un gruppo di rivoltosi cercò di sfondare la porta laterale della chiesa per entrarvi ed appiccarvi il fuoco. Solo il coraggioso intervento di don Cavallo riuscì a persuadere i rivoltosi a desistere.
Un anno dopo, il 19 agosto 1918, stroncato da un infarto, don Armanda morì. Fu molto rimpianto non solo perché zelante sacerdote, ma anche perché uomo affettuoso e gentile, amante dell'arte, della musica e della poesia.
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